Le nostre ferite sono qualcosa da eliminare, occultare? Noi tendiamo a nasconderle, il nostro dolore, non va mostrato, per non riviverlo, per dimenticare. Un punto debole invece che un punto di forza. Ci mostriamo forti, inscalfibili, ci descriviamo come guerrieri, così saldi e statuari dentro le nostre grandi, sfarzose e luccicanti armature, senza ferite di guerra, ma con tanti trofei.
Trofei? E se fosse altro di noi a dover scintillare?
Kintsugi, letteralmente "riparare con l'oro". E' la pratica giapponese che consiste nel riparare gli oggetti rotti con materiale prezioso per risaltarne le crepe, le spaccature. Per i giapponesi, quando qualcosa si rompe, subisce e racconta una storia, diventa più bello, più prezioso, più raro. La ferita non è più una colpa, qualcosa di cui vergognarsi, ma è un simbolo. La vita è integrità e rottura. E non sarebbe tale senza cadute e rialzate leggendarie. Il dolore ci insegna, ci segna e ci urla che siamo vivi, che ci siamo e che stiamo vivendo ciò che abbiamo attorno, ciò che respiriamo.Anche noi cristiani, però, la pensiamo un pò come i giapponesi e lo abbiamo dimostrato ai nostri ragazzi con una semplice ma intensa attività ....
Un piatto a rappresentare la loro vita, il peccato lo ha rotto, il rendersi conto che tutto si aggiusta ma che solo il Signore lo rende speciale!